#38 UNA DONNA A SOSTEGNO DELLA CONVIVENZA E DELLA PACE

besa profilLa determinazione delle donne ricorda quella dei fiumi i quali, dalla sorgente  verso la valle scorrono creandosi un percorso, e strada facendo raccolgono le acque degli altri fiumi per proseguire insieme, e insieme ridare speranza e vita alle terre che attraversano. La penisola balcanica per eccellenza è attraversata da imponenti fiumi verde smeraldo incastonati tra rocce millennarie, che la rendono di una bellezza rara. Le donne non sono da meno e a renderle speciali è la fierezza che si coglie nel loro  sguardo, il coraggio delle loro azioni, l’ostinazione nel  voler credere e praticare la pace in un luogo profondamente segnato da una guerra recente, nonostante il bruciante  ricordo degli esodi di massa e delle violenze; la loro determinazione, a voler  partecipare attivamente alla ricostruzione delle relazioni nella comunita’, offrire sostegno alle fasce più vulnerabili della popolazione, restituendo così la speranza in un futuro migliore, di pace e prosperità. La storia di oggi propone l’esperienza di Besa Sefaj, del Kossovo.“Sono Besa Sefaj, ho 28 anni e sono nata il 20 Aprile del 1984. Abito in un villaggio del comune di Istog, si chiama Vrellë, sono sposata e ho un figlio. Faccio parte della comunità albanese del Kosovo. Sono nata a Novosellë, un villaggio del comune di Peja dove ritengo vi sia una buona integrazione sociale. Non ci sono discriminazioni, si lavora e si va all’università e le ragazze sono bene integrate e libere di studiare e andare a lavoro senza problemi. Qui dove vivo adesso invece è un po’ diverso, c’è un’altra mentalità e diverse cose mi sembrano differenti rispetto al mio villaggio di nascita. Mi sento comunque libera, lavoro e quindi direi che sono riuscita a integrarmi bene e fare le cose nel miglior modo possibile.”besa foto.jpg2“Dopo la guerra degli anni ’90 mi sono impegnata in attività con e per i giovani del mio villaggio. All’inizio ho partecipato alle attività che ci venivano proposte dalle prime organizzazioni internazionali presenti sul territorio,  man mano mi sono appassionata iniziando io stessa a proporre ed organizzare le inziative. Le tematiche trattate allora e che restano di grande attualita’ sono l’integrazione e la convivenza,  la musica, l’animazione, il teatro, i viaggi di scambio con giovani europei. Sono state tutte delle esperienza bellissime, perché in quel periodo abbiamo cominciato a metterci in gioco, a  lasciare dietro le ferite e pensare ad andare avanti, abbiamo capito quanto fosse fondamentale pensare al futuro e attivarci perché potessimo costruirlo assieme.

Grazie al fatto che conosco diverse lingue ho lavorato, a partire dal 2002 come interprete e come facilitatrice durante le attività di animazione che coinvolgevano i bambini  serbi e albanesi. Dopo questa esperienza ho lavorato periodicamente come amministratrice, mentre dal 2009 sono impegnata a tempo pieno nell’Organizzazione non governativa Zoom come Project Manager”

L’associazione Zoom è una ONG locale da anni impegnata nelle attività con i giovani, e proprio in collaborazione con i giovani volontari pubblica un giornale,“scritto dai ragazzi per i ragazzi”,  trattando le tematiche di loro maggiore interesse. “E’ un modo per farli incontrare e riflettere, abituare al dialogo, far loro conoscere i principi del giornalismo, ritagliarsi uno spazio pubblico e interessarsi all’ attualità dal punto di vista dei giovani”, aggiunge Besa prima di riprendere il racconto della sua vita.

“Mio marito l’ho conosciuto perché me l’ha proposto mia cugina quando avevo 25 anni. Prima di incontrare lo sposo la mia famiglia ha cercato qualche informazione riguardo alla sua famiglia e su di lui.  Prima di vedere me, il mio futuro sposo ha incontrato mio padre e i miei fratelli perché ho voluto che questa decisione fosse accettata da tutta la mia famiglia, che anche loro potessero dare un’ opinione. Dopo di che l’ho incontrato, accompagnata da mio fratello e mio cugino. Ci siamo conosciuti, abbiamo parlato da soli delle nostre vite in generale e in quel momento ho capito che era lui la persona che stavo cercando. Magari per altre persone può sembrare strano prendere questa decisione in questo modo, ma per me è stato il destino. Dopo due settimane da quell’incontro ci siamo fidanzati e dopo un anno ci siamo sposati e posso dire che sono  felice con lui”.

È  lo spunto per una riflessione che Besa ci offre, insieme al racconto della sua storia d’amore. Le zone rurali dei Balcani, Kossovo compreso, sono caratterizzate da una cultura patriarcale, in cui le scelte dei membri di una famiglia, soprattutto se si tratta di  una ragazza, sono ancora fortemente influenzate dall’approvazione o meno della famiglia e della comunità di appartenenza. Ciò nonostante, come Besa ci ricorda con fermezza e serenità, non bisogna condannare a priori le usanze che non comprendiamo perchè diverse da quelle a cui siamo abituati e che per questo consideriamo “normali”.

Besa riprende poi il racconto, ricordando i tempi della scuola:

“A cominciare dalla scuola elementare, la mia vita è stata piena di ostacoli. Mio padre era insegnante nella scuola del nostro villaggio, e in quel tempo c’era una grave crisi economica. Gli insegnanti, pur lavorando,  non percepivano lo stipendio da 10 anni perchè la volontà  del governo serbo era di ostacolare l’insegnamento in lingua albanese. Ho frequentato la prima classe della scuola primaria nel 1993. Ricordo che siamo stati la prima generazione a ottenere la pagella con sopra raffigurata la bandiera albanese e simbolicamente rivendicare il diritto alla nostra identità nazionale e all’insegnamento della nostra lingua madre; peccato che una volta ottenuta la pagella, invece di giocare felici e festeggiare la fine dell’anno scolastico, abbiamo dovuto correre da casa del nostro insegnante fino a casa nostra nascondendoci dai militari, per paura che nel caso avessero visto questo documento il nostro maestro sarebbe stato nei guai.”

“Dal 1999 al 2003 ho frequentato la scuola superiore nella città di Peja, al liceo “Bedri Pejani”. Quella è stata per me la prima grande sfida, perché muoversi dal villaggio per andare in città era parecchio difficile in quegli anni, e pericoloso. Mi rendo conto soltanto ora che ho avuto tanta fortuna nonostante le difficoltà ed i pericoli.” Nel  2007, e dopo essersi laurea,  Besa comincia a collaborare con  l’Associazione Trentino con il Kosovo,  diventata poi Associazione Trentino con i Balcani (ATB).

“Da quando ho iniziato a lavorare con ATB, ho accresciuto le mie competenze, ed anche le mie speranze si sono fatte più consapevoli. Attraveso il nostro impegno comune in Kossovo, grazie al sostegno dei nostri amici e colleghi trentini, continuiamo a sostenere la crescita della giovane generazione dei kossovari. Credo sia importante lo stimolo che attraverso le attività offriamo loro a esprimere le proprie idee ed emozioni, a viversi le opportunità che offriamo di conoscere i coetanei da altri paesi europei. La vita dei giovani deve essere migliore, ma il loro disagio è sempre più diffuso”,  dice Besa con preoccupazione e aggiunge, “Il tasso di tossicodipendenza è purtroppo in aumento ed anche il tasso dei suicidi…” fenomeni pressochè sconosciuti nella società kossovara del prima della guerra-. “Mi rendo conto che la situazione economica dipende maggiormente dalle scelte che il nostro paese farà, ma io continuo a credere che possiamo contribuire a dare una mano alla società affinchè possa migliorare e normalizzarsi riducendo la povertà. Spero che la collaborazione con il Trentino e l’ATB possa continuare, e che noi possiamo continuare a sentirci sempre vicini, facenti parte di una stessa famiglia europea, anche se siamo fisicamente lontani. Tutti abbiamo bisogno di avere un appoggio, è importante che, anche se si è di posti diversi ci si possa capire, conoscere e aiutarsi a vicenda per avere una vita migliore, un futuro di solidarietà e pace, conclude Besa, e quasi a voler sigillare questa sue parole le accompagna con un radiante sorriso.

di Simone Ciuffi ed Emina Ristoviczoom centar
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PROGETTO
Oggi il Comune di Peja/Peć ha nel proprio statuto i valori e gli standard delle democrazie europee, fra cui la promozione dei diritti umani e l’uguaglianza delle lingue ufficiali – albanese e serba – e delle altre lingue utilizzate ufficialmente (in particolare la lingua bosniaca). Il rapporto ultradecennale con il Trentino ha lasciato segni importanti, come il centro giovanile Zoom. Il centro con le diverse associazioni che lo compongono promuove e sostiene iniziative tendenti al dialogo tra le comunità e all’elaborazione del conflitto,  iniziative finalizzate all’autosviluppo locale, all’inclusione sociale di soggetti deboli o svantaggiati, alla valorizzazione e alla tutela ambientale.
CONTESTO
La città di Peja/Peć si trova nel centro della regione più occidentale del Kosovo, ai piedi delle montagne che si ergono sulla gola della Val Rugova. L’area in cui si trova è di grande interesse storico e geografico e vanta la presenza di importanti simboli delle diverse comunità etniche presenti sul territorio: antiche residenze albanesi (kulle), antiche moschee e il patriarcato ortodosso serbo. Nonostante la guerra sia finita nel 1999, Peja/Peć resta terra di forti differenze. Differenze che richiedono percorsi di elaborazione e trasformazione del conflitto e integrazione sociale, ma che sono anche ricchezze da valorizzare verso la sfida di uno sviluppo consapevole ed integrato.
L’associazione Trentino con i Balcani – ATB coordina le esperienze di solidarietà internazionale, cooperazione e scambio fra la comunità trentina e territori diversi del Sud Est Europa, tra cui c’è anche il Kossovo nel quale è presente dal 1999. Uno dei settori in cui ATB opera è l’area giovani e partecipazione che mira a potenziare la cittadinanza attiva giovanile quale strumento fondamentale di democrazia dal basso a livello locale, regionale.