#53 TRATTORI, COCCODRILLI E MINE

Giorno di festaSono seduto in ufficio, è domenica ed il caldo oggi è davvero insopportabile. All’improvviso sento il rumore di una moto che entra nel cortile e tra me e me penso “Finalmente!”. Dopo qualche istante, una voce sussurra “Licença?” (Con permesso?), appena il tempo di rispondere “Pode entrar” ed ecco che il viso sorridente di Ismail appare sull’uscio, berretto calato in testa. Il fatto insolito è che quest’incontro doveva avvenire 3 settimane fa. Poi, il giorno prima dell’appuntamento stabilito, Ismail ha avuto un terribile incidente in motocicletta. Così la mattina seguente, invece di sedermi con lui per ascoltare la sua storia, alle 6 ero fuori da casa sua che lo aspettavo per portarlo all’ospedale. Lì gli hanno sistemato i due tagli di 8 cm l’uno che aveva in testa, suturati alla bell’e meglio subito dopo l’incidente senza anestesia. Perché racconto questo? Non solo per spiegare quell’insolito cappello indossato con 40 gradi, ma per introdurre un personaggio che ama lavorare, lottare, stringere i denti e sorridere delle proprie sfortune. «Sono nato nel distretto di Chemba nel 1968, anche se sulla mia carta d’identità trovi scritto “1 gennaio 1971”. Dopo la guerra, quando tutto era tornato tranquillo, capitava che le persone potessero scegliere di dichiarare una data di nascita diversa. Per convenzione si sceglieva l’anno, mentre il giorno era uguale per tutti: il primo dell’anno. In quel giorno in Mozambico ci sono parecchi compleanni! (sorride, nda). Sono cresciuto nella regione della Zambesia (regione a cavallo del fiume Zambezi, nda) e ho passato i primi anni della mia vita nei distretti intorno a Caia, da Gorongosa a Mutarara» «Insomma, nelle zone più calde della guerra…» «Esattamente! Ho anche combattuto nelle forze armate. In quell’occasione ho imparato a guidare mezzi militari e ho appreso tantissime nozioni di meccanica. Mio padre, tra l’altro, lavorava per la Compagnia Nazionale dei produttori di cotone. È stata quella la mia prima scuola guida! A 8 anni già guidavo il trattore, un Massey Fergusson 875.» Al lavoro01«La strada che ti conduce al Centro di Sviluppo Agro-zootecnico di Murraça (CDAC) e alla Scuola (EPAC) è lunga quindi!»«Sciii! (esclamazione tipica in portoghese mozambicano, sta per “Altroché”, “Puoi dirlo forte!”, “Accidenti!”, nda). Nel 2008, quando si è costruita la scuola di agraria, è stata un’esperienza, una struttura e un’idea completamente nuova, ed io fui uno dei primi a lavorarci, come autista e meccanico, facendo un po’ tutto quello che si deve fare in officina. Ancora oggi il CDAC è come un fratello. Fin dall’inizio mi sono preso cura di quelle macchine. Lo sento un poco anche mio!»

«Mi hai detto che per te il Centro è come un fratello, è un’affermazione bella e importante. Ma veniamo alla tua vera famiglia, hai fratelli?»

«Ho 5 fratelli e una sola sorella. Tutti i miei fratelli sono meccanici. I miei genitori sono morti giovani ed io, come fratello maggiore, mi sono preso cura di loro. Ancora oggi, per il più giovane, sono più un papà che non un fratello! Anche mio padre era meccanico, ma lavorava come impiegato amministrativo. Non era mozambicano o, per meglio dire, i suoi genitori venivano dall’Afghanistan e lui nacque qui. Si sposò con mia madre che era mozambicana e morì molto giovane, nel 1982.  Mia madre morì 14 anni dopo ed io mi presi cura dei miei fratelli.  Ho avuto una grande responsabilità che spesso mi ha fatto mettere da parte me stesso per aiutare loro. Ho imparato tanto e ho fatto del mio meglio, e per fortuna tutti loro oggi mi sono molto grati»

«Un bel ricordo dell’infanzia, che ti piace ricordare?»

«Durante l’infanzia ho imparato a pescare, mi piaceva molto giocare con le canoe. Mi piace molto ancora oggi, pur non esercitando l’attività di pesca, della quale ho molta nostalgia. Anche all’epoca della scuola… si andava sullo Zambesi. » «E non avevi paura di coccodrilli e ippopotami?» «No! (sorride). Andavo proprio a caccia di coccodrilli!» «Come?» «Sì, sono cacciatore di coccodrilli!» «E come si caccia un coccodrillo?» «Ah, è facile! Si usa del pesce o della carne di capretto, la si nasconde nella terra, aspettando che la carne si guasti. Poi si prende una corda o una liana, si lega la carne e la si getta in acqua, ma solo in una zona dove i coccodrilli hanno l’abitudine di mangiare. E di là non scappano!»

«E chi lo prende?»

«Il coccodrillo mangia l’esca e poi si tratta solo di seguirlo e piantargli la lancia!»

«E della guerra che ricordi hai? Sicuramente peggio dei coccodrilli!»

«Ah! Peggio, peggio! Quando hanno attaccato Mutarara siamo fuggiti verso Caia e di lì verso il Malawi. Dopo aver combattuto, un giorno siamo scappati e ci siamo rifugiati oltre confine, il servizio militare obbligatorio non permetteva eccezioni! Sono rimasto in silenzio per non essere scoperto e mi sono occupato della mia famiglia. Siamo rimasti lì per 3 anni. Da lì siamo tornati in Mozambico come rifugiati, prima a Matiz e poi a Beira. Lì ho iniziato a lavorare per un olandese, in un’impresa di legnami, poi come meccanico e operatore di ruspe. Da lì sono passato a un’altra impresa di legnami, sempre di un olandese. Poi, finalmente, a Caia, dove ho iniziato a lavorare per un portoghese in ambito agricolo, proprio qui, a Murraça. Dopo la chiusura dell’impresa sono rimasto a Murraça ed è allora che sono stato assunto dalla Scuola.»

«La vita militare? Come l’hai vissuta?»

«Per 4 intensi anni, dal 1984 al 1987. Di quel periodo ho mille ricordi! Hai presente il ponte di Gorongosa? Ecco, una volta siamo rimasti circondati. Non c’era altra alternativa che salire in cima alla montagna e scendere dall’altra parte. Per fortuna siamo stati soccorsi da alcuni Zimbabwiani e siamo riusciti a scappare. Abbiamo lasciato il carro armato lì e siamo fuggiti, il giorno seguente siamo riusciti a riprenderlo. Credo che i guerriglieri non lo avessero conquistato per paura che dentro ci fosse rimasto qualcuno. Ancora oggi, quando ci incontriamo con i vecchi commilitoni, ricordiamo quella volta che non ci avevano avvertiti della ritirata lasciandoci indietro, da soli, senza informarci che anche dall’altro lato del fronte gli altri compagni d’arma si erano ritirati.»

Ismail 3«Una volta, durante uno dei nostri viaggi verso Beira, mi hai raccontato un episodio molto divertente, quella della granata! Ti andrebbe di aiutarmi a ricordarlo?»

«Sicuro! (ride). Durante un’aratura, mentre stavo passando con il trattore, ho sentito un rumore là in basso, vicino all’aratro. Pensavo che una delle lame avesse rotto un sasso. E quando sono sceso per vedere cos’era, ho visto che era una mina. Abbiamo fermato tutto e avvisato la polizia. Devi sapere che verso la fine della guerra, i militari della FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico, il principale partito del Mozambico al potere dall’indipendenza, nel 1995, nda) e quelli della RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana, inizialmente un movimento di guerriglia e ora il principale partito di opposizione del Mozambico, nda) passavano spesso e per questo la zona di Murraça era bersaglio di entrambe le artiglierie. Molte granate sono state lanciate in questi campi, in prossimità della strada dove passavano le colonne di mezzi e militari, e quella bomba semplicemente era stata dimenticata lì. Quando arrivarono gli esperti della polizia il giorno dopo, non trovarono la bomba perché qualcuno l’aveva rubata durante la notte! (ride)»

«E venendo ai nostri giorni… Qual è la cosa che ti piace di più del lavoro del Consorzio e quale, se ce n’è una,Ismail 2 avresti fatto diversamente?»

«Guarda, parlare della scuola e del centro è come dire “Consorzio”. Senza la buona volontà della gente di Trento, non ci sarebbe stato nulla! Io ho avuto la fortuna di imparare tante cose. Mia nipote ha avuto la possibilità di formarsi presso l’EPAC e quest’anno anche uno dei miei figli diventerà studente di questa scuola. È una storia che si ripete, un cammino che continua».

Intervista di Lorenzo Nichelatti, rielaborata da Barbara Zamboni

CONTESTO
Il distretto di Caia, situato al centro del Mozambico nella Provincia di Sofala, è una regione dalla marcata vocazione agricola. Nonostante le acque del fiume Zambesi e l’abbondanza di risorse naturali, l’agricoltura del distretto rimane molto al di sotto delle sue potenzialità, confinata per lo più all’autoconsumo familiare e poco diversificata. I prodotti principali sono mais, sorgo e sesamo. La produzione ortofrutticola è scarsa ed estremamente vulnerabile ai fenomeni metereologici; i sistemi di irrigazione insufficienti; gli strumenti e le tecniche di coltivazione sono rimasti di stampo tradizionale, e la conservazione dei prodotti agroalimentari è quasi sconosciuta. La mancanza di arterie di comunicazione efficienti rende difficili anche i trasporti e la commercializzazione.
PROGETTO
Nel 2008 il CAM ha aperto a Caia la Scuola Professionale Agro-Zootecnica, con annesso il Centro di Sviluppo Agro-Zootecnico del distretto. Oltre alla formazione professionale, il progetto mira a promuovere e diffondere uno spirito imprenditoriale, che permetta alle giovani generazioni di credere e puntare sull’autoimpiego e l’autogestione, rendendoli in grado di avviare e gestire la propria piccola-media azienda agricola.

www.trentinomozambico.org