#24 VITE IN MOVIMENTO

525315_10200253789604029_1632265271_nDa Hanoi a Trento passando per Umea: la storia di Lien, una giovane studentessa vietnamita che ama viaggiare e conoscere nuove culture portando con sé le sue radici.Ha gli occhi scuri e intensi, Lien, lo sguardo sorridente e la gentilezza tipica degli asiatici. Dice di essere serena e felice qui in Italia, anche se confessa di sentire la mancanza del suo Paese. Lien è cresciuta con la sua famiglia ad Hanoi, la capitale del Vietnam, una città dinamica e a tratti confusionaria, ma incredibilmente legata alla tradizione. Dopo aver conseguito la laurea in Marketing, per tre anni ha lavorato per alcune aziende nazionali ed internazionali, ma rimaneva vivo in lei il desiderio di proseguire gli studi e conoscere l’Europa. Assecondando le sue aspirazioni, nel 2009 Lien volò in Svezia, dove per un anno seguì un Master in Economia.

È stato proprio durante questo periodo che ha deciso di trasferirsi a Trento per approfittare di un programma di scambio organizzato dall’Università. “La prima volta che sono venuta a Trento ricordo che pioveva tantissimo e mi sentivo un po’ disorientata. Ricordo che alla stazione ho trovato il mio tutor ad aspettarmi e insieme siamo andati all’ufficio di facoltà per sbrigare le faccende burocratiche più urgenti. Per fortuna non ero da sola!”.
Era il 2010 quando Lien si innamorò per la prima volta della città: “Fin da subito ho sentito che mi piaceva molto, sono rimasta colpita soprattutto dai colori dell’Italia, in particolar modo della natura e dell’architettura”. Così un anno più tardi, dopo questo primo assaggio, decise di tornare a Trento per approfondire i suoi studi iscrivendosi ad un Master in International studies. “Non volevo tornare in Vietnam e buttarmi subito nel mondo del lavoro. Questo avrebbe sicuramente significato grandi cambiamenti per me, perché le ragazze vietnamite, dopo la laurea, in genere si sposano e mettono su famiglia. Io invece desideravo godermi ancora la mia libertà”. Ma adattarsi e ricominciare, ancora una volta, una nuova fase non è stato semplice, era forte la nostalgia di casa: “mi sentivo un po’ frustrata, non capivo la lingua e mi sentivo un po’ fuori contesto. Solo quando ho cominciato a comprendere la cultura italiana ho iniziato ad apprezzare la città e i suoi abitanti. Ho trovato molte similitudini tra l’Italia e il Vietnam, soprattutto per quanto riguarda l’importanza della famiglia nella società. Così mi sono sentita più a casa”.

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Impossibile per lei non fare paragoni con la precedente esperienza scandinava: “la difficoltà principale l’ho avuta con la lingua. Quando sono arrivata qui non parlavo italiano e in inglese spesso non venivo capita. In Svezia non ho mai avuto problemi di questo tipo perché lì l’inglese è diffuso a tutte le fasce d’età, mentre qui ho avuto l’impressione di trovarmi in una società più conservatrice per quando riguarda l’apprendimento delle lingue straniere. Così all’inizio avevo legato principalmente con i miei conterranei che studiano qui; anche con qualche italiano, ma la comunicazione era più difficile, non so, non ci si capiva al volo. Il primo anno è stato stressante, mi sentivo sola e di passaggio, non riuscivo ad inserirmi. Temevo di  slegarmi troppo dal contesto in cui avevo scelto di vivere, non volevo estraniarmi. Perciò non mi sono data per vinta e, piano piano, ho iniziato a studiare l’italiano per migliorare la mia capacità di relazionarmi agli altri. Il secondo anno le cose sono migliorate, ho conosciuto nuove persone e mi sono sentita accolta; ho valorizzato gli aspetti comuni alle due culture e non ho più avuto paura. Prima sentivo di dover proteggere me stessa mentre ora sono più rilassata: ho capito che se vogliamo l’integrazione dobbiamo essere noi i primi a porre le condizioni affinché ciò avvenga attraverso la partecipazione, l’inclusione e il confronto.

di Anna Brian

PROGETTO
Un aspetto importante del programma di Sostegno a Distanza è quello dello scambio di lettere tra i sostenitori trentini e le famiglie sostenute in Vietnam.
Solitamente i bambini scrivono una lettera verso giugno, in concomitanza con la fine della scuola, per raccontare come si è svolto e concluso l’anno scolastico. Al di là a questo appuntamento, quasi fisso, i ritmi della corrispondenza dipendono dalla libera iniziativa dei partecipanti.
Normalmente l’originale in vietnamita delle letterine viene tradotto in inglese o in italiano direttamente in Vietnam. A volte questo passaggio non è possibile ed è necessario che qualcuno, in Italia, si impegni a svolgere questo compito.
Lien è entrata in contatto con GTV proprio per aiutare l’associazione a tradurre le lettere che i bambini avevano inviato ai loro sostenitori.