#5 SE C’E’ LA SALUTE…
![]() Incontriamo Antonio Chico Nteia vicino alla pompa dell’acqua di Chandinba. Antonio vive qui, nei pochi metri quadrati della sua casa tradizionale (un’unica stanza sormontata da un tetto di paglia) con la moglie e 5 figli. “Questo era un bairro di assentamento, temporaneo. Ci hanno portato qui per spostarci dalle zone a rischio inondazione. Col tempo è diventato quasi vero e proprio villaggio, però Antonio ha costruito la latrina per lui e la sua famiglia solo l’anno scorso: “2 anni fa siamo stati costretti più di una volta ad andare in ospedale per casi di diarrea acuta. Già quest’anno, in poco tempo, neanche una volta. Mancava tutto. Il programma di risanamento ha portato latrine, case di bagno e copas (supporti per pentole e piatti rialzati da terra). Ora il bairro è pulito e organizzato. La situazione igienica è cambiata e i casi di malattia stanno diminuendo.” Ci accompagna in questa visita Lopes Bernardo Amela, il responsabile del progetto sulla sensibilizzazione alla salute del Consorzio che giornalmente incontra le persone nel bairro. Lui è di Morrumbene, provincia di Inhambane. Perito elettromeccanico, è arrivato a Caia nel 2007 per lavorare nella costruzione del ponte sullo Zambesi. Nel 2010, a Tete, ha lavorato ad un progetto sulla sanità dell’Unicef, con l’idea di tornare prima o poi a Caia e con la voglia di restare nell’ambito di progetti di sviluppo. Dal 2011 è al Consorzio “Mi piace lavorare ed impegnarmi per cercare di migliorare le condizioni di vita di una comunità. Se poi è anche quella in cui vivi, come nel mio caso, c’è ancora più soddisfazione per i risultati che si riescono a raggiungere.” Si è scontrato però con una realtà più ostica del previsto e i risultati non sono stati immediati. “Quando ho iniziato mi aspettavo tempi più brevi. Il percorso di sensibilizzazione qui è stato molto più lento della mia esperienza precedente e Tete. É difficile cambiare le abitudini di vita e per loro è normale non avere il bagno. E poi sono zone lontane dalle città ed è complicato anche reperire i materiali per costruirli. Però l’ultimo anno, tornando nel bairro dopo la stagione delle piogge, abbiamo notato che molti stavano ricostruendo le latrine da soli, senza bisogno di insistere: un ottimo riscontro. E’ un lavoro di accompagnamento che sta dando i primi risultati ed anche molte malattie legate all’acqua stanno diminuendo. É stato difficile convincerli, ma sembra ne abbiano capito l’importanza.” Domingos Devane ne è un esempio. Nato a Mutarara, nella provincia di Tete, è a Caia dal 2001. Vive anche lui in una casa tradizionale, ma le strutture igieniche le utilizza da più tempo: “Nel 2008 ho costruito la prima latrina, di tipo tradizionale. Poi però le piogge le distruggono. Ogni anno, massimo due, si devono ricostruire. Anno dopo anno ho cercato sempre di migliorarla.” E infatti l’anno scorso Domingos ha vinto un premio proprio come miglior struttura: un incentivo per continuare a migliorare. “Credo sia importante tutto il piano di salute – aggiunge – dalla pompa dell’acqua alle case da bagno. C’è molta più pulizia ora: è ottima come prevenzione per tante malattie. Certo c’è ancora molto fare a Caia.” Inizialmente nei due quartieri pilota c’era una presenza del 33 e del 10% di famiglie con la latrina. Oggi siamo oltre il 60%. |
CONTESTO |
Caia è una distretto rurale della Provincia di Sofala – Mozambico, che conta circa 130.000 abitanti in una superficie grande circa la metà della Provincia di Trento. Dal 2001 il CAM promuove un intervento multisettoriale di cooperazione di comunità, sviluppando una lunga e ricca amicizia tra il Trentino ed il Distretto di Caia. |
PROGETTO |
Dal 2011 il CAM interviene anche nell’ambito della “sanitation” con un intervento di sensibilizzazione nelle comunità per promuovere l’igiene e la costruzione e manutenzione di latrine e sistemi igienico-sanitari. Il progetto è integrato con i settori socio-sanitario e pianificazione e gestione territoriale ed impegna 14 attivisti. |
www.trentinomozambico.org