#50 IL FUTURO HA UN NOME

elbert“Non amo particolarmente parlare di me. Preferisco che lo facciano le mie azioni”, ci dice subito Elbert per giustificare il fatto che il suo racconto sarà incentrato sull’impegno professionale. Poche parole rivolte con gentilezza e fermezza fanno subito percepire la carica carismatica della sua personalità.Questo ragazzo poliglotta, studente di giurisprudenza, attivamente coinvolto nei cambiamenti della sua società, è un esempio della giovane élite intellettuale kosovara. Elbert è un ragazzo che ha viaggiato molto. Il suo sguardo è rivolto verso l’Europa ed il mondo globalizzato da cui prende spunto di buone prassi e innovazioni. Ma non fa parte di quella fascia di giovani che sognano di “andare in America”, al contrario, è profondamente radicato nel paese natìo e sensibile ai bisogni della sua comunità. Un giovane fiero delle proprie peculiarietà culturali e della propria tradizione, impegnato nella crescita del proprio Paese e nel miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

“Mi chiamo Elbert Krasniqi e sono referente locale dell’ATB, ex Tavolo Trentino con il Kossovo. Dal 2011 sono diventato ufficialmente Delegato kosovaro dell’ ADL. Da quando ero bambino credo di aver sempre cercato di fare quello che più mi piaceva. Penso di esserci in parte riuscito: vivo a Peja/Peć la mia città natale, da un paio di anni studio alla Facoltà di Legge di Priština. Sono sposato e sono papà di un bambino bellissimo. Quello che per anni è stata una passione, cioè il mio impegno nel mondo del volontariato, è diventata la mia professione.”

Elbert ha avuto i suoi primi contatti con l’associazione Trentino con i Balcani nel 2005, l’anno in cui partecipò a diverse iniziative promosse dall’Operazione Colomba. Galeotto fu l’incontro con Fabrizio Bettini di Rovereto che coinvolse Elbert a far parte del primo Centro giovanile di Peja. “In seguito ho aiutato nella realizzazione di un progetto, sempre dell’Operazione Colomba, che consisteva nel creare diversi gruppi di studio. Nel 2007 ci hanno proposto di aprire un ufficio che si occupasse della memoria e dell’elaborazione del conflitto nonché della relazione tra le comunità, ed io ho accettato con entusiasmo. L’anno successivo ho lavorato come Project Manager per l’area conflitto e l’area giovani per conto di ATB. Nel 2011 divento il delegato dell’Agenzia della Democrazia Locale del Kosovo”.

elbert-3

Un percorso in ascesa quello di Elbert, ma è nel suo sguardo e nelle espressioni che accompagnano le parole che si può cogliere tutta la difficoltà ed il peso dell’ essere stato tra i primi coraggiosi pionieri impegnati nell’elaborazione della memoria e del conflitto in un contesto post bellico. “All’inizio della mia esperienza le idee ci venivano proposte e noi le portavano avanti ma con il tempo abbiamo preso consapevolezza ed acquisito competenze, di modo che abbiamo iniziato noi stessi a proporre idee per sostenere i bisogni della gente favorendo il cambiamento e il miglioramento delle condizioni di vita. Grazie all’esperienza con il Trentino ho imparato che cosa sia la cooperazione di comunità e insieme l’abbiamo applicata”, ricorda oggi spiegando come si è evoluto negli anni il suo impegno.

“Subito dopo la guerra le necessità si imponevano da sé; durante il conflitto molte case sono state distrutte. Allora era ancora presto per parlare di altro se non di come offrire gli aiuti di prima necessità. Piano piano abbiamo potuto affrontare anche altri aspetti come lo sviluppo locale sostenibile cercando di coinvolgere nei progetti le fascie più vulnerabili della popolazione, in particolar modo i giovani perché non fossero costretti a lasciare il Kossovo. Sempre con i giovani abbiamo iniziato piano piano ad affrontare temi legati al conflitto e alla memoria, imparando a parlare dei traumi legati al conflitto attraverso l’ascolto attivo. I viaggi all’estero sono stati importantissimi: ci hanno permesso di conoscere realtà diverse e di guardare alla nostra da una prospettiva diversa; il viaggio in Trentino Alto Adige per esempio, ed in particolar modo nella città di Bolzano, ci ha fatto riflettere sul conflitto e sulla memoria di un posto diverso dal nostro, eppure per certi versi simile ai Balcani. Siamo stati a Strasburgo, in Palestina, ma anche nei territori in cui ATB è impegnato, in particolare a Kraljevo e Prijedor. Qualche anno fa, un gruppo di kossovari ha anche partecipato alla Settimana Internazionale della memoria a Srebrenica.. è stata una delle esperienze più intense e difficili della mia vita”, ricorda commosso Elbert.

elbert-4
Negli anni la società balcanica si è evoluta cambiando, e sono cambiate anche le sue priorità ed i suoi problemi. ATB con i suoi operatori ed operatrici cerca di andare a pari passo con i tempi e i bisogni della popolazione kossovara. “La cosa importante da sottolineare è che il partner trentino non si è mai imposto nelle scelte o nella ricerca di soluzioni”, sostiene Elbert. “Lavoriamo in maniera congiunta per proporre nuove idee e soluzioni, facendo leva sulle potenzialità del territorio e mettendo a frutto le capacità di tutti. Non ambiamo a cose che sappiamo a priori di non poter risolvere (i macroproblemi dell’area balcanica). Sappiamo però che attraverso le nostre azioni promuoviamo il dialogo tra le persone, le istituzioni e la società civile, le diverse comunità. O se vogliamo in altre parole, il nostro operato consiste nel contribuire a creare e non a dettare le soluzioni. All’inizio la gente ci vedeva come ‘quelli che portano gli aiuti umanitari’. Con il tempo siamo riusciti a coinvolgere ed entusiasmare sempre più realtà locali, grazie all’entusiasmo e dedizione che ci arrivano dal Trentino; contribuiamo insieme alla crescita delle nostre rispettive comunità: quella kossovara e trentina”.

Per finire Elbert ci fa sorridere, con l’ironia tipica dei Balcani: “Ma sapete qual è la cosa più difficile di tutte? (guarda sorridendo il suo collega). Spiegare ai nostri genitori che tipo di mestiere facciamo!”.

di Emina Ristovic

elbert-2

PROGETTO
Fin dalla fase iniziale di emergenza, il partenariato tra Trentino e Peja/Peć ha posto l’attenzione sullo sviluppo di relazioni durature a partire da una conoscenza del contesto e delle persone. Principi cardine nella relazione sono sempre stati lo sviluppo locale endogeno, l’investimento sulle nuove generazioni in termini di cittadinanza attiva e capacità di informazione e lettura critica, l’inclusione delle marginalità, la promozione di un dialogo fattivo tra le comunità.
La relazione si è andata man mano strutturando in quattro aree progettuali, ognuna articolata in diversi settori progettuali con una loro autonomia ma in stretta sinergia e interconnessione tra di loro:  l’area che coinvolge i giovani in attività culturali e sociali e promuove lo sport come luogo di dialogo e incontro, intendendo l’informazione come strumento di cittadinanza attiva; l’area dello sviluppo locale per la promozione del territorio e la valorizzazione delle risorse e delle capacità produttive locali; l’area sociale che promuove l’auto mutuo aiuto e l’inclusione delle fasce marginali, le attività contro la violenza domestica e la promozione di una cultura di genere; l’area elaborazione e trasformazione del conflitto per un incontro e una costruzione di una nuova convivenza a partire dalle normali anomalie della quotidianità kossovara.
CONTESTO
La città di Peja/Peć si trova nel centro della regione più occidentale del Kosovo, ai piedi delle montagne che si ergono sulla gola della Val Rugova. L’area in cui si trova è di grande interesse storico e geografico e vanta la presenza di importanti simboli delle diverse comunità etniche presenti sul territorio: antiche residenze albanesi (kulle), antiche moschee e il patriarcato ortodosso serbo. Nonostante la guerra sia finita nel 1999, Peja/Peć resta terra di forti differenze. Differenze che richiedono percorsi di elaborazione e trasformazione del conflitto e integrazione sociale, ma che sono anche ricchezze da valorizzare verso la sfida di uno sviluppo consapevole ed integrato.
L’associazione Trentino con i Balcani – ATB coordina le esperienze di solidarietà internazionale, cooperazione e scambio fra la comunità trentina e territori diversi del Sud Est Europa, tra cui c’è anche il Kossovo nel quale è presente dal 1999.